La capoeira è ormai ovunque… Molti ne rimangono affascinati e incuriositi; c’è chi vorrebbe provarla, chi praticarla, ma forse, e prima di tutto, sapere cos’è.
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Per chi intraprende cose belle, é bello soffrire, qualsiasi cosa gli tocchi.
-Platone-
1500 – è la data di inizio della dominazione coloniale portoghese in Brasile, che durerà fino al 1822. In questo periodo l’economia brasiliana è basata quasi esclusivamente sulle piantagioni di canna da zucchero. Non avendo abbastanza manodopera, i portoghesi cominciano a importare in maniera sempre più massiccia schiavi neri dall’Africa: Dal 1500 al 1888 quasi quattro milioni di africani attraversano a forza l’Atlantico per stabilirsi in Brasile, dove sono costretti a lavorare in condizioni disumane. L’alloggiamento degli schiavi nelle piantagioni si chiama senzala. Quando gli schiavi riescono a fuggire dalle piantagioni, si installano in luoghi nascosti nelle foreste, formando comunità che si chiamano quilombos. Secondo alcuni, l’origine della capoeira sarebbe nella formazione di guerrieri per difendere queste comunità dagli assalti dei capitães de mato, i cacciatori di schiavi fuggiti.
1888 – fu l’anno di liberazione dalla schiavitù, ma gli schiavi liberati non ebbero modo di integrarsi facilmente nel tessuto socio-economico. La capoeira fu presto associata alla delinquenza di strada, tanto da essere proibita a livello nazionale già dal 1892. La pratica della capoeira rimase clandestina, spesso violenta e praticata solo nelle strade da individui malfamati.
1930 – ll presidente/dittatore Getúlio Vargas, in cerca di uno sport da promuovere come sport nazionale, dette l’opportunità a Mestre Bimba di riscattare la capoeiracon lo stile di “Lotta Regionale di Bahia”, da lui ideato. 1932 – Fu permesso a Bimba di aprire la prima academia nella quale impose anche delle regole di disciplina per ripulire la cattiva immagine che l’opinione pubblica aveva della capoeira. Dopo una pubblica esibizione di Mestre Bimba e dei suoi allievi finalmente lo sport ebbe il suo riscatto, e cominciò la sua lenta ascesa.
Il Centro Cultural Senzala, fondato da Mestre Peixinho, Marcelo Guimaraes (1947-2011) fa parte del Grupo Senzala, che ha sede a Rio de Janeiro, Brasile, ed e’ rappresentato in tutto il mondo. Il gruppo Senzala e’ nato negli anni ’60 grazie ad un gruppo di amici che sentivano la voglia ed il bisogno di allenarsi insieme, ed e’ cresciuto grazie al contatto con altri capoeiristi, ad un innovativo metodo di allenamento e soprattutto grazie alla ricerca dei “fundamentos” della Capoeira attraverso numerosi incontri e periodi di allenamento con la “velha guarda”, antichi mestres della capoeira a Salvador, Bahia. Nel 1967 alla ricerca di esperienza il gruppo si iscrive al tornero “berimbau de ouro”. Con grande sorpresa di tutti, il Grupo Senzala lo conquista per 3 anni consecutivi, aggiudicandoselo definitivamente. Oltre all’esperienza fatta, questo gli permette di conquistare fama e rispetto anche a livello nazionale. Più avanti nel tempo i Mestres iniziano ad aprire diversi nuclei cominciando ad insegnare separatamente in differenti academie, clubs, palestre, universita’ etc. ed incontrandosi in occasione dei batizados e dei cambi di graduazione.
Oggi il gruppo e’ rappresentato in tutto il mondo.
Brescia
Il “Centro Cultural Senzala de Capoeira” apre il suo primo nucleo nella nostra città alla fine del 2006, sotto la guida di Mestre Luis Claudio. Nel Gennaio del 2009 viene fondata l’asd Brescia Capoeira, che si impegna, attraverso i suoi capoeiristi, a divulgare questa meravigliosa arte, insegnando il dialogo del corpo, la musicalità, il ritmo e la ricchezza della cultura e del folklore brasiliano. Durante le lezioni viene insegnata la Capoeira in tutti i suoi aspetti secondo il metodo di insegnamento creato dal Grupo Senzala, assieme al maculélè, alla samba de roda e ad altre espressioni cultural-popolari Brasiliane.
Anche la musica e la storia della Capoeira ricoprono una parte importante delle lezioni, in cui si studiano le percussioni tipiche di questa disciplina, come il berimbau, l’atabaque, il pandeiro e l’agògò unitamente alle musiche e alle canzoni che raccontano la storia di più di 500 anni di tradizioni, schiavitù e desiderio di libertà.